- Le sedute di terapia per ogni paziente sono state eseguite a cadenza settimanale per 12 settimane. Le sedi trattate sono state culottes di cheval e addome.
- Tutte le pazienti sono state valutate clinicamente, particolare attenzione è stata prestata alle misure in cm di addome e cosce e alla valutazione dell’elasticità e della idratazione cutanea.
- Le pazienti sono state valutate all’inizio del trattamento, prima seduta, a metà del trattamento, sesta seduta e alla fine del trattamento dodicesima seduta.
- In tutte le pazienti sottoposte allo studio, sono state effettuate biopsie cutanee in tempi diversi mediante punch del diametro di 2.0 mm. Le misure sono state prese prima dell’inizio del trattamento, a metà trattamento e alla fine.
- I campioni sono stati osservati visivamente e fotografati da 2 osservatori indipendenti.
- Le biopsie codificate per paziente e per gruppo, sono state effettuate sempre nella stessa area di cute trattata.
- Ogni prelievo di cute è stato fissato per immersione in pFA al 4% in tampone fosfato salino PH 7.2-7.4- 0,1 M per 24 ore, per bloccare le reazioni biochimiche del tessuto.
- I campioni bioptici sono stati disidratati in una serie ascendente di alcoli e poi infiltrati con solventi organici e quindi con paraffina liquida calda. Lasciata raffreddare, la paraffina si solidifica e fornisce sostegno al tessuto.
- Ottenuti i pezzi, sono stati sezionati a tutto spessore al microtomo rotativo in sezioni di 5-8 micron. Le colorazioni adottate per i vetrini sono state diversificate a seconda delle specifiche di valutazione: l’Ematossilina ed Eosina, Verohef, Weigert, Blu Mallory.
- Per colorare le sezioni ottenute, abbiamo solubilizzato la paraffina con solventi organici e reidratato il tessuto in una serie discendente di alcoli.
- I vetrini ottenuti sono stati osservati e fotografati al fotomicroscopio Zeiss Axiophot equipaggiato con contrasto d’interferenza differenziale secondo Nomarsky.
- Per la valutazione dell’elasticità e dell’idratazione cutanea, è stato utilizzato un sistema a sonde, soft plus della Callegari SPA che ci ha permesso di effettuare una valutazione oggettiva.
- Il valore dei due parametri valutati, è stato raccolto ad una temperatura ambientale tra 15° e 30°C e a temperatura corporea del paziente nella norma.
- Dai dati ottenuti ed osservati si è visto che con la Propulsione di Ossigeno si determina di fatto un miglioramento del 35,3% dell’elasticità e del 19,9% dell’idratazione.
- Con la Carbossiterapia, abbiamo osservato un miglioramento del 41,8% dell’elasticità e del 15,6% dell’idratazione.
- Nell’azione combinata Propulsione-Carbossiterapia, abbiamo osservato un miglioramento del 53,6% dell’elasticità e del 27,9% dell’idratazione.
- L’aspetto interessante è stato, se si analizza il campione delle persone che si sono sottoposte al trattamento, tutte rispondono alla stimolazione terapeutica con i gas, ma vi è una diversa intensità di risposta al variare dell’età, ossia all’aumentare dell’età diminuisce leggermente la risposta.
- Buoni risultati sono stati osservati nella riduzione della massa adiposa con evidente riduzione dei diametri in cm di pancia e cosce.
- Data la natura longitudinale dei dati, si sono confrontati i valori di livello (analisi trasversale) ottenuti all’inizio dei trattamenti e nei tempi successivi dell’applicazione delle terapie e le variazioni che si sono osservate da un tempo all’altro (analisi longitudinale), tramite una analisi multivariata della varianza (MANOVA) per misure ripetute.
- L’analisi di tipo trasversale ci ha permesso di verificare l’esistenza di differenze significative tra i gruppi considerati e indagare se due o più gruppi di dati si differenziano in modo significativo rispetto ad altri.
- I risultati ottenuti ci hanno consentito di poter definire le terapie preposte efficaci.
- La valutazione statistica, l’osservazione microscopica e quella macroscopica dei dati ottenuti per l’elasticità, l’idratazione e i cm del pannicolo adiposo sulle culottes de cheval e della pancia, hanno confermato appieno l’efficacia nel miglioramento in percentuale di elasticità ed idratazione e l’effetto lipolitico sul pannicolo adiposo.
- Le terapie adottate hanno mostrato l’efficacia, agendo singolarmente e dimostrato che migliorano le già ottime prestazione se usate sinergicamente.
- In conclusione possiamo affermare come la propulsione di ossigeno, che agisce attraverso una azione angiogenetica e di rigenerazione cellulare, sia il gold standard nel trattamento anti invecchiamento; cosi l’anidride carbonica che agisce mediante una pseudo angiogenesi sia la terapia più idonea nel trattamento per la tonicità cutanea.
GAS ANTALGIK
La Carbossiterapia è una tecnica estremamente efficace, impiegata con successo nel mondo della medicina estetica e nel trattamento di svariate patologie.
Recenti sudi e pubblicazioni scientifiche hanno dimostrato l’effetto analgesico della carbossiterapia, come trattamento coadiuvante alle classiche applicazioni in pazienti con dolori al collo e lombalgie.
L’approfondimento di questi studi ha avvalorato la tesi che l’applicazione a livello sottocutaneo di anidride carbonica a precisi e controllati flussi, permette la riduzione della sensazione di dolore nelle seguenti patologie:
Epicondilite
Cervicalgia, lombalgia
Gonalgia
Tunnel carpale
Tendinite dell’achilleo
Conflitto cuffia rotatori
Tendiniti, peritendiniti.
Gli effetti della carbossiterapia sono: una vasodilatazione di quei minuscoli vasi sottocutanei che in molte patologie sono non funzionanti (riattivazione della microcircolazione), vasodilatazione arteriolare e aumento della sfigmicità, neoangiogenesi vera, una ossigenazione dei tessuti superiore al 70%, si scollano i tessuti fibrotici, trattamento delle cicatrici, rivascolarizzazione tessuti limitrofi, ripresa della tonicità cutanea superiore al 75% rispetto a prima dell’inoculazione, trattamento delle aree ipovascolarizzate, (per effetto della fibrina presente nelle aree interessate dal dolore), aumento della velocità del circolo, con aumento della deformabilità degli eritrociti.
In presenza di CO2 i vasi arteriosi tendono naturalmente a dilatarsi per cui si verifica un aumento del flusso ematico tessutale locale.
Studi effettuati mediante Laser Doppler Flow da Curri e altri autori hanno dimostrato un’aumentata vasodilatazione arteriolare e metarteriolare ed un’aumentata sfigmicità arteriolare e metarteriolare.
Alcuni autori hanno proposto come razionale, che l’effetto analgesico sia il risultato di un incremento locale del flusso sub cutaneo del circolo sanguigno e la stimolazione di recettori locali, altri ipotizzano influenze secondarie inibitorie sulle citochine dell’infiammazione, altri ancora, azioni dirette con inibizione dei trigger point.
La scelta dei punti da trattare che io ho chiamato punti attivi, in alcuni casi corrisponde a trigger points, questi variano a seconda della patologia o del trauma subito dal paziente.
La scelta della tipologia dei trattamenti, in particolare: la quantità di CO2 iniettata, il flusso utilizzato, la temperatura del gas al momento della perfusione, la localizzazione più o meno profonda (sub cutanea, intradermica, nella guaina tendinea, nella capsula articolare) è stata variabile a seconda della patologia.
Nella stessa seduta o a distanza di pochi giorni è indicata abbinare la PDO nel punto dove c’è dolore e nei tessuti limitrofi.
L’azione combinata con l’ossigeno migliora la vascolarizzazione potenziandone gli effetti, agendo sulla neoangiogenesi, favorendo la stimolazione nella produzione di fibre collegene, attivando il linfodrenaggio.
Se presenti ematomi o zone di iniziale fibrosi la PDO migliora lo smaltimento delle sostanze tossiche, riducendo il dolore.
L’abbinamento della carbossiterapia e PDO è indicata anche per gli ematomi sia superficiali che profondi, edemi e infiammazioni peritendinee, infatti la capacità di smaltimento di scorie tossiche ed emazie morte dalla sede dell’ematoma e dell’infiammazione avviene fin dalla prima applicazione.
Inoltre alcuni studi evidenziano una stimolazione dell’attività macrofagica e dei neutrofili che abbinata ad una migliorata vascolarizzazione apportata dalla carbossiterapia velocizzano la risoluzione dell’ematoma.
Tutte le affezione muscolari dall’elongazione, stiramento, contrattura fino alla lesione vanno trattate con l’abbinamento dei due gas (anidirde carbonica e ossigeno).
LA PROPULSIONE DI OSSIGENO IN ORTOPEDIA/REUMATOLOGIA/MEDICINA DELLO SPORT E AFFATICAMENTO MUSCOLARE
Come dimostrato dalla legge di Fick, l’applicazione di PDO tramite il dispositivo Oxy Xtra Med, consente all’ossigeno di superare facilmente la barriera cutanea e, grazie alla pressione atmosferica con la quale viene emesso, arrivare negli strati più profondi.
Eseguire quindi due sedute settimanali di PDO sul muscolo affaticato, permette di facilitare la rimozione delle scorie tossiche accumulate dall’eccessivo catabolismo muscolare.
Se il trattamento con PDO viene fatto immediatamente dopo l’esercizio muscolare, c’è un veloce smaltimento dell’acido Lattico accumulato nelle fibre muscolari, inoltre l’ambiente della matrice acido fa si che vi sia un difficoltoso passaggio di materiale nutritizio e di ossigeno attraverso la membrana citoplasmatica della cellula, la presenza di ossigeno a livello connettivale infuso con PDO tende a basificare l’ambiente e rendere più permeabile la membrana.
La PDO consente quindi allo sportivo di avere una ulteriore aiuto nel ridurre l’affaticamento, aumentando la capacità di smaltimento di acido lattico e di conseguenza i dolori muscolari tardivi, molto frequenti dopo allenamenti impegnativi, lavori di forza muscolari, nei soggetti poco allenati e nei sedentari.
La capacità della PDO sta nell’innescare tutta una serie di reazioni enzimatiche che portano ad un miglioramento della permeabilità di membrana, della funzionalità mitocondriale grazie anche ad un’ottimizzazione del ciclo degli acidi tricarbossilici.
Alcuni autori hanno proposto che l’analgesia sia il risultato di un incremento locale del flusso subcutaneo del circolo sanguigno con la stimolazione di recettori locali.
Tutte queste ipotesi sono suffragate da evidenze cliniche, infatti trattando con Propulsione di Ossigeno si ha un miglioramento della vascolarizzazione locale, con una stimolazione del drenaggio linfatico, inoltre una iniziale aumentata produzione locale dei radicali liberi con un incremento dei NO fa si che ci sia una stimolazione dell’attività dei neutrofili.
Tutto questo porta ad una miglior attività di scavanger da parte dei macrofagi aumentandone la capacità di inglobare materiale di scarto come cellule desquamate, cellule fibrotiche, adipociti, cellule necrotiche, inoltre c’è un maggior apporto a livello locale, nel punto di infusione della PDO, di ossigeno che tende a controllare la forte acidità presente.
L’utilizzo in queste discipline non riguarda solo il controllo del dolore, ma anche la capacità da parte dell’ossigeno di agire in maniera indiretta sul linfodrenaggio e quindi aumentare lo smaltimento di scorie tossiche.
La possibilità di veicolare sostanze medicamentose sia allopatiche antidolorifiche che omotossicologiche, aumenta l’efficacia del trattamento.
I protocolli variano a seconda dell’intensità del dolore, se il dolore è acuto o cronico e se è associato alla presenza di ematomi.
Il consiglio è quello di 2 trattamenti locali alla settimana con la possibilità di applicare altri mezzi terapeutici, come la carbossiterapia, la durata del trattamento varia da un minimo di 20 minuti per zone di trattamento come piede, mano, polso, gomito, spalla e ginocchio a 30-45 minuti per la colonna vertebrale, anca, il trattamento va continuato per almeno 8 settimane.
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